Sirte

Sirte, Libya – October 2011
Fabio Bucciarelli per Il Fatto Quotidiano

 

Allah Akbar! Allah Akbar! Cantano al cielo gli Shabab all’arrivo di ogni ambulanza, con la speranza che qualcuno, almeno dall’aldilà possa sentirli. Ed il canto diventa una presto una litania di dolore. Feriti e morti non smettono di arrivare all’ospedale improvvisato a 3 km da Sirte, mente la sua periferia, nel quartiera chiamato Ouagadougou, diventa il nuovo inferno libico.

I colpi dei Tank ed I razzi grad battono il tempo degli attacchi dei guerriglieri della rivoluzione, snipers e rpg rispondono senza perdere il ritmo.  Oggi i guerriglieri di Gheddafi sembrano volere vendere davvero cara la loro pelle. “Questa mattina Hassam ci ha svegliato, pronto per andare a combattere”.

Dall’inizio dell’offensiva di Sirte questo è uno dei giorni più tristi per gli shabab, ma Hassam ancora non sa nulla di tutto ciò. Mentre fotografo il dolore dei corpi abbandonati, Ali, con gli occhi lucidi e la mente ferma, comincia a parlarmi del “suo amico-eroe”. “Eravamo gia entrati in città, Hassam era sul pick-up con la sua contraerea 23 millimetri ed aveva appena finito di sparare. ‘Come stai Hassam?’ ‘Bene amico, Allah Akbar!!’” E d’improvviso un rpg strappa il sorriso distruggendo i sogni di libertà del giovane guerrigliero. I ragazzi di Misurata e quelli provenienti dalle zone più sperdute della Libia diventano amici sul fronte, lottando la stessa guerra contro lo stesso demone. Il dittatore che per piu di 40 anni ha strappato la libertà al popolo libico e che continua a incitare il suo popolo alla resistenza e al non cedere ai “terroristi” guidati dalla Comunità Internazionale. Il Colonnelo, secondo il governo provvisorio di Tripoli-Bengasi, si nasconde ancora in Libya, quasi certamente a non Sirte, dove resisterebbero poco più di un migliaio di suoi miliziani, molto più probabilmente nelle Oasi del Sahara – come Shaba – crocevia delle piste che attraversano I confini della Libya con l’Algeria, il Niger ed il Chad. Tra continui avvistamenti dei suoi figli, più volte dati per morti o catturati, e messaggi audio, il Rais dimostra di essere ancora presente nei destini del suo paese ed un fantasma ingombrante ed inafferrabile. E’ difficile pensare che I ribelli da soli possano setacciare l’intero deserto e sconfiggere la guardia pretoriana di Gheddafi, l’ultimo cerchio difensivo del Colonnello. Le puntuali apparizioni del Raistengono sulla corda guerriglieri e nuovi governanti del paese, dando ai libici ancora fedeli lo sprone per credere ancora in lui e sfaldando il fronte tutt’altro che compatto dei suoi oppositori. Tanto più se i due gruppi opposti continuano a combattere ed a morire in suo nome.

Najir, 30 anni, è venuto tre settimane fa da Maya, una cittadella a qualche decina di chilometri da Tripoli. Da allora, a bordo della solita contraerea fa avanti e indietro dal fronte. “Questa strada è maledetta, ed oggi non abbiamo le forze necessarie per controllarla, siamo tutti concentrati ad entrare in città”. Gli snipers di Gheddafi, dai casermoni di Ouagadougou controllano il passaggio, e come un tiro a segno, fanno più morti che le granate. I cecchini conoscono alla perfezione i punti vitali, mentre Najir non sapeva nemmeno il nome del suo nuovo amico, colpito al collo mentre percorrevano insieme la strada verso la libertà.

 

Solo ieri nella battaglia per la città feudo della tribù di Gheddafi ci sono stati 22 morti e 150 feriti: una carneficina che potrebbe ripetersi nei prossimi giorni, nei combattimenti casa per casa tra I guerriglieri della nuova Libia e I lealisti del Rais, mentre decine di migliaia di persone stanno ancora fuggendo da Sirte.