Libano per Il Fatto Quotidiano

October 10, 2024

Fabio Bucciarelli per Il Fatto Quotidiano | Ottobre 3, 3024
Da Beirut, valle della Bekaa, confine Siriano (Masnaa)

Prima cominciano a bruciare gli occhi poi il naso, poi la pelle e infine non si respira più. La nube tossica invade i polmoni, immobilizza l’aria lungo le vie respiratorie fino a fare perdere i sensi davanti agli edifici ancora fumanti dopo i bombardamenti israeliani. Tonnellate di ordigni esplosivi cancellano ogni traccia di umanità, da sopra e da sotto terra, a Gaza, in Cisgiordania, ora anche in Libano: il cemento si sgretola, piega il ferro e cancella ogni speranza di futuro dal destino delle persone. 

A poche centinaia di metri di distanza dagli edifici fumanti di Dahieh altre case sono crollate sotto le bombe israeliane, diventate calcinacci scomposti alti decine di metri sopra i quali trionfano i poster e le bandiere del Sayyid, il discendente del profeta Maometto, Hassan Nasrallah ucciso il 27 Settembre.

Najad con suo padre Ajaj guardano il vuoto, alla ricerca di risposte che nemmeno Dio è più in grado di dare. Sperano solo di riuscire a risvegliarsi da questo incubo che li ha portati troppo lontano. In pochi minuti sono diventati sfollati, come le centinaia di migliaia di persone scappate dal sud del paese e da Dahieh il quartiere della capitale considerato la roccaforte di Hezbollah. Per stare più vicino al loro Dio e sentire meglio la sua voce, ora sono accampati sotto la cupola della moschea Mohammad Al Amin nel centro di Beirut. “Le orecchie hanno cominciato a sanguinare e gli occhi non vedevano più nulla, siamo scappati di notte per fuggire ai bombardamenti fra i brandelli dei resti umani…” Najad respira profondo, non vuole ricordare. “‘Il mio corpo è qui ma la mia mente è lontana e non so quando tornerà”. La sua famiglia non coltiverà più gli ulivi a Nabatya e i suoi sette figli si aggiungeranno alla sterminato lista dei ragazzi senza speranza.

Dall’atto terroristico di Hamas del 7 ottobre che ha ucciso 1200 persone, il sud del Libano è diventato uno dei fronti di questa nuova guerra, frammentata, fino a quando Israele ha deciso di alzare il livello di conflitto colpendo quotidianamente con l’aviazione anche Beirut, in quello che chiama “guerra preventiva contro Hezbollah”. È successo così anche questa notte, quando la morte travestita da Libertas, è scesa dal cielo a Bashura nel centro di Beirut per uccidere altre 9 persone e ferendone a decine.

Mentre i generali israeliani preparano la vendetta della vendetta – diventata faida – dopo il secondo attacco iraniano alla Terra Promessa, migliaia di persone lasciano quotidianamente il Libano per fuggire in Siria, un altro paese massacrato da una guerra che dura dal 2011. Adwan Allaui è scappato 11 anni fa con la sua famiglia da Damasco a causa del conflitto civile che ha causato più di mezzo milione di morti. Oggi ha raccolto i suoi ricordi, li ha ammassati nella macchina ed è tornato indietro attraverso il varco di Masnaa. Una vita in fuga dai conflitti, Adwan, che con i suoi 66 anni ha vissuto la Guerra dei Sei Giorni, quella del Kippur la Rivolta di Hama, la Guerra civile contro Bashar al-Hassad e ora il conflitto fra Israele ed Hazbollah. Si deve affrettare, Adwar, perché anche il confine con la Siria è diventato pericoloso: IDF ha annunciato che non esiterà a bombardare il varco di frontiera se verrà confermata la notizia che possa essere utilizzato dal Partito di Dio per fare entrare armi nel paese. 

Rawan si stava lavando la faccia quando ha sentito una bomba cadere vicino a casa sua. Non ha avuto nemmeno il tempo di asciugarsi il viso che ha dovuto scendere le scale, prendere il telefono e correre fuori, lontano, prima che una nuova bomba distruggesse il suo appartamento di Riyaq, nella valle della Bekaa. Ora insieme a sua madre e alle due sorelle minori Farah e Sarah, vive in una scuola convertita in rifugio, insieme a centinaia di persone, da dove sente ancora i bombardamenti, ma solo da lontano. Due giorni fa ha provato a tornare a casa per prendere i suoi averi ma è dovute tornare indietro quando un drone ha interrotto il suo cammino. “L’unica notte che sono riuscita a dormire è stata qualche giorno fa, quando l’Iran ha colpito Israele! Sono loro che hanno cominciato questa guerra, d’altronde. Non provo empatia per gli sfollati israeliani, quelli come me ma dall’altra parte del confine, nè per i loro bambini che un giorno diventeranno come i loro padri. Loro hanno ucciso mio di padre, Hassan Nasrallah”.