LIBANO PER IL CORRIERE
January 9, 2025
“GLI OCCHI DEL FOTOGRAFO – Città animate, negozi aperti, caffè e ristoranti pieni. Ma la scena è cambiata. Ribaltata. E’ tutto distrutto o quasi. Questo è il Libano.”
Fabio Bucciarelli | Libano, Ottobre 2024.
Per Style Mag, Corriere
Il 23 Settembre, il conflitto tra Israele e Hezbollah che si trascinava a bassa intensità da mesi, è esploso nella sua devastante realtà, trasformando il Libano in un nuovo teatro di guerra. Nelle ultime settimane, i bombardamenti israeliani hanno provocato oltre 2700 vittime e distrutto o danneggiando un quarto degli edifici del sud del paese. Nel frattempo, Gaza è ridotta in macerie mentre i corpi di quasi 45.000 palestinesi giacciono nel silenzio assordante della comunità internazionale.
I raid dell’IDF nei territori occupati della Cisgiordania sono in aumento e le ritorsioni tra Israele e Iran si rincorrono in un ciclo di violenza inarrestabile. L’escalation del conflitto in Medio Oriente ha già dato vita a esodi massicci, spostamenti forzati di popolazioni che alterano le geografie umane e demografiche di un’area martoriata, come se il destino di questi popoli si riscrivesse giorno dopo giorno.
In Libano, oltre un milione e duecentomila sfollati hanno abbandonato case e ricordi, diventando esuli in pochi minuti. Come è successo a Najad e a suo padre Ajaj, ora accampati sotto la cupola della moschea Mohammad Al Amin, nel centro di Beirut. “Il mio corpo è qui, ma la mia mente è lontana e non so quando tornerà.” Najad respira profondamente, cerca di non ricordare, ma nelle sue parole traspare l’incertezza che avvolge il futuro del suo popolo.
Superata Sidone, scendendo verso sud la costa un tempo turistica, il paesaggio si fa sempre più ostile. Il vuoto è palpabile. Le strade sono spoglie, i mercati, una volta brulicanti, sono vuoti se non distrutti; la vita è stata cancellata dalle bombe e dagli ordini di evacuazione che hanno innescato esodi di massa. Anche il valico di Masnaa, al confine tra Libano e Siria, è stato bombardato, accusato dagli israeliani di essere una via di transito per le armi provenienti dall’Iran. Dall’inizio della guerra, circa mezzo milione di persone ha attraversato questo confine; molti siriani, già profughi del conflitto civile contro Bashar al-Assad, ora costretti a lasciare il paese che per un periodo li ha accolti. Un eterno peregrinare alla ricerca di una pace che svanisce non appena sembra raggiunta.
A Beirut le scuole restano aperte, ma non più come luoghi di apprendimento e speranza, bensì come rifugi improvvisati per i sopravvissuti. Dove un tempo gli studenti imparavano lettere e numeri, ora si accalcano le famiglie con i pochi averi rimasti: i banchi sono diventati armadi e tende improvvisate dividono i piccoli spazi di intimità nelle aule. I volti dei bambini, un tempo curiosi, portano ora i segni di una comprensione amara che solo la guerra sa imporre.