Aleppo
Fabio Bucciarelli per Pubblico – Ottobre 2012
Aleppo, Siria
Mi guardo intorno e mi chiedo come sia possibile una tale crudeltà, come sia possibile che la stragrande maggioranza delle vittime siano civili, bambini donne o anziani diventati carne da macello, bersaglio dei militari del regime. Penso che il conflitto armato non sia la soluzione ai contrasti fra gli uomini, ma nel caso si manifesti, debba rispettare il diritto internazionale. La realtà è ben diversa: non è mai così la guerra, ma vedere bambini non armati presi di mira dai cecchini, colpiti feriti accasciati, all’ospedale piangere e morire, non è guerra, è un puro gioco al massacro dove l’unico vincitore sarà l’odio.
Mentre a A Dar al Shifa continuano ad arrivare le vittime degli scontri, all’improvviso si alza un coro divino provenire dallo stanzone. Anche oggi Allah è grande, ma non per incoraggiare i rivoluzionari alla frontilne, ma per consegnare un bambino alle mani di suo padre. Un povero padre sulla quarantina, con il cuore in gola ed il corpo del pargolo fra le braccia. La scena di dolore è così forte che anche io ho bisogno di mettere un filtro fra i miei occhi e la realtà. Tiro su la macchia fotografica e comincio a scattare: che almeno tutto il mondo sappia il massacro che si sta consumando in Siria.
Quando a casa rivedo le immagini, le lacrime si fanno più intense senza l’ammortizzatore digitale. Fra le fotografie ne trovo una che mi colpisce particolarmente, la forza dello scatto diventa espressione di dolore attraverso l’intimità del padre con il capo rivolto sul figlio morto tenuto fra le braccia. Come se il genitore volesse donare il figlio al proprio Dio.